Migrazione al Cloud: vantaggi e step necessari al business

La Migrazione al Cloud (Cloud Migration) è quel processo informatico con l’obiettivo di spostare dati e applicazioni in un ambiente Cloud. La migrazione può avvenire da un data center on premise al cloud pubblico, oppure da una piattaforma Cloud ad un’altra (in questo caso si parla di C2C, Cloud to Cloud).



Cloud: i benefici

Migrare al Cloud è ormai un passaggio fondamentale per completare quel processo di Trasformazione Digitale che imprese e pubbliche amministrazioni devono intraprendere.
Ecco quali sono i principali benefici da considerare quando si valuta l’opzione di spostare tutti o parte dei carichi di lavoro nella nuvola, sfruttando l’infrastruttura di un provider di servizi di public Cloud:

Innovazione e decision making facilitati

Si riducono i costi di adozione e smantellamento delle infrastrutture rispetto alle soluzioni on premise. Inoltre, si riducono i tempi di decision making e la traduzione concreta delle idee in nuovi prodotti e servizi.

Provisioning più rapido delle risorse

Le risorse necessarie vengono rese disponibili in poche ore.

Costi certi e incremento dei margini

Si ha subito una panoramica cerca dei costi dell’infrastruttura, con un riduzione generale e quindi con un aumento dei margini.

Utilizzo dinamico della capacità IT

Vengono soddisfatte le esigenze dei clienti in modo dinamico e puntuale, senza sprechi o ridondanze. E’ possibile configurare le risorse “su misura”.

Conformità alle normative

Il Cloud permette alle organizzazioni di garantirsi la compliance alle normative in materia di protezione dei dati (GDPR), continuità operativa (Business Continuity) e Green IT.

Accesso a competenze specifiche e soluzioni IT innovative

Il provider di servizi Cloud è garantisce ai propri clienti servizi più innovativi e interlocutori con competenze specialistiche.

Facilità di sviluppo di nuovi business ed espansione in nuove geografie

La flessibilità delle infrastrutture sostenute dal Cloud permette alle aziende di approcciare nuovi mercati-Paese e nuovi business riducendo al minimo rischi e costi.


Migrazione al Cloud: come si fa

La migrazione alla nuvola spaventa molti team IT, preoccupati dall’eventualità di dover “metter mano” alle proprie infrastrutture magari consolidate da decenni. Ma i timori non sono fondati: infatti oggi ci sono percorsi, strumenti e best practice che garantiscono risultati innovativi, semplicità e business continuity al contempo.

Che si tratti di optare per contratti di Infrastructure as a Service (IaaS), Platform as a Service (PaaS) o Software as a Service (Saas), non esiste un approccio migliore per definizione per la migrazione al cloud. La scelta dipende dalle necessità dell’organizzazione, dai criteri di valutazione delle diverse opzioni praticabili e dai principi architetturali.
Le possibilità possono essere:

Rehosting o Lift-and-Shift (per IaaS)

L’azienda, in questo caso, opta per replicare le applicazioni su ambienti hardware diversi, senza cambiare le configurazioni infrastrutturali, operando interventi minimi sul codice software. Si tratta di una scelta che si rivela adatta per le organizzazioni che sperimentano elevati costi di gestione, aggiornamento e manutenzione delle infrastrutture on premise, e per le quali la velocità della migrazione al Cloud è il fattore più importante.

Refactoring o rearchitecting (per PaaS)

L’organizzazione decide di far girare le proprie applicazioni sull’infrastruttura del Cloud provider. Questa scelta permette all’azienda di acquisire dimestichezza e familiarizzare con il Cloud assicurandosi, però, la compatibilità retroattiva con i sistemi presenti nel data center on premise. Gli sviluppatori sono, quindi, in grado di riutilizzare framework applicativi, linguaggi di programmazione e tecnologie container (come Docker e Kubernetes) in cui hanno investito tempo e risorse in passato.

Revising (per IaaS o PaaS)

Questa opzione consiste in una modifica o estensione del codice di sviluppo che permette di modernizzare gli ambienti legacy. Il revising permette alle organizzazioni di massimizzare i benefici e le caratteristiche dell’infrastruttura messa a disposizione dal Cloud provider optando per una scelta in qualche modo “propedeutica” a una delle due strade precedenti (refactoring o rehosting).

Replatforming (per PaaS)

Si tratta di una scelta che consiste nell’ammodernare i sistemi legacy per riuscire a farli girare in ambienti Cloud mantenendone le funzionalità, attraverso opzioni di containerizzazione delle applicazioni e virtualizzazione del data center in ottica software-defined.

Rebuilding (per PaaS)

Questa scelta prevede la possibilità di ricostruire completamente un’applicazione, riscrivendone il codice. L’applicazione sarà, quindi, oggetto di una completa revisione architetturale. I vantaggi sono legati alla possibilità di accedere a tutte le funzionalità innovative messe a disposizione dal Cloud provider e dalla sua comunità di sviluppatori. Il team IT dell’organizzazione potrà accedere a template per la creazione rapida di nuove funzionalità, riducendo tempi e complessità dei processi di sviluppo.

Replacing (per SaaS)

L’organizzazione in questo caso sceglie di sostituire un’applicazione a licenza e di optare per un modello Pay per Use (SaaS, Software as a Service). Le realtà che scelgono questa eventualità si assicurano una maggior flessibilità di adattamento delle funzionalità dei software strategici (tipicamente ERP e CRM) alle proprie esigenze.


Migrazione al Cloud: i processi

Come detto, l’obiettivo principale di una migrazione al Cloud è garantire sicurezza, costi limitati e alte prestazioni. I diversi processi legati alla Cloud Migration variano in base ai fattori specifici delle aziende. Ci sono però sostanzialmente due modi per migrare: un’integrazione “light” e una più profonda. Nel primo caso si opta per intervenire con i soli cambiamenti indispensabili, quelli necessari per far girare l’applicazione nella nuvola. Nel secondo caso, invece, l’azienda decide di cogliere l’occasione del passaggio alla nuvola per apportare alle applicazioni le modifiche necessarie per massimizzare i vantaggi degli ambienti cloud – come l’auto-scaling oppure il load balancing dinamico.


Migrazione al Cloud: le best practice

Le 3 best practice da tenere ben presenti per garantirsi una Cloud migration fluida e senza intoppi sono:

Considerare la sicurezza una priorità

Tutte le metodologie, le considerazioni riguardanti lo sviluppo, i processi e le procedure dovranno prevedere un approccio di sicurezza multilivello, relativo a reti, dati, applicazioni e servizi.

Considerare le persone un elemento chiave del cambiamento

Le procedure di Cloud migration spesso richiedono una revisione dei processi e delle attività quotidiane. Il coinvolgimento delle persone (manager, dipendenti, collaboratori) che a vario titolo sono investiti da queste novità è, quindi, essenziale.

Evitare di trasferire nel Cloud i problemi dell’on premise

La Cloud migration può rappresentare per il team IT l’opportunità di mettere mano e risolvere i problemi dell’infrastruttura attuale con un minimo sforzo addizionale.


In conclusione, la migrazione al cloud è resa più snella e sicura grazie alla disponibilità di procedure, best practice e strumenti: così si garantisce il risultato e i costi preventivati. Ma affinché tutto vada per il verso giusto è fondamentale scegliere l’azienda specialistica più giusta. T.net è il partner ideale per il processo di migrazione al cloud del tuo business: Cloud Service Provider da 10 anni, la nostra azienda ha maturato un know how elevatissimo nel fornire servizi specialistici ad imprese e pubbliche amministrazioni

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